ELEA/VELIA

Redazione

27 Marzo 2019

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Elea/Velia

Nel comune di Ascea, su un bel promontorio a ridosso del mare, c’è la più importante risorsa culturale del Cilento: gli scavi archeologici di Velia (per usare il nome romano) o Elea, come la chiamavano i fondatori greci.

Sono resti importanti di una città che non ebbe, in relazione ad altre contemporanee polis greche, grande importanza militare o politica.

Una città invece importantissima per la sua storia culturale: qui ebbe nascita la prima scuola filosofica e scientifica nella penisola, appunto la “scuola eleatica”, grazie a grandi filosofi nati e vissuti qui, Parmenide e Zenone, noti a chiunque abbia reminiscenze scolastiche di filosofia.

La zona archeologica

L’area archeologica è ampia, comprende una parte bassa ricca di case greche e poi romane, e una più alta, con una cinta muraria ben conservata e percorribile quasi interamente. Forse la più importante evidenza è la Porta Rosa, una magnifica porta muraria con arco a sesto pieno, cosa rara in ambito greco, uno dei pochi esempi di questa tecnica architettonica non solo in Italia, ma anche in madrepatria.

Salendo verso l’Acropoli, si trova il teatro, usato per lungo tempo e fino all’epoca romana, e resti ben visibili di templi.

La città, fondata da Focei nel VI secolo, ebbe forti rapporti con Marsiglia, un’altra città fondata dagli stessi cittadini di Focea, la città sulla costa asiatica distrutta dai Persiani.

Elea aveva due porti, da cui partivano le navi che commercializzavano su tutto il mar Tirreno, e le cui strutture oggi sono visibili al limitare del promontorio su cui Elea sorge.

In cima all’acropoli è visibile un castello che è di epoca normanna, a testimoniare la perduranza dell’abitato per millenni.

Elea e l’elettronica

Una curiosità: si chiama Elea il primo calcolatore elettronico progettato e prodotto in Italia negli anni 50 del secolo scorso dall’Olivetti: “elea” sta per elaboratore elettronico aritmetico, ma, ovviamente, il richiamo all’antica sede della sapienza greca è fondamentale in un’azienda di ingegneri/umanisti come era l’Olivetti.

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